giovedì 19 aprile 2012

Importanza delle zie e degli zii


A Ponte san Pietro, a casa dei nonni, ci sono sempre andata volentieri. Non solo perchè là non c'era lo stuolo dei fratelli  ed ero io  la più piccola, la prima nipote, la reginetta della famiglia, ma anche perchè là ad occuparsi di me c'erano anche le zie. Che, veramente, erano divise in due tipi: le zie e le ziette. Al giovedì c'era vacanza, a scuola, e io prendevo il tram....
 Sono molto affezionata a tutte le mie zie e anche ai loro mariti. Mi hanno sempre voluto tutti molto bene e, quindi, io voglio bene a loro.

 Le zie erano le due più grandi:  la zia Raffaella


che però si è sposata quando ero ancora molto piccola, credo quattro anni, e quindi non ricordo molto  di lei in quel periodo. Devo solo essere stata un tormentone, quando veniva a trovarla il fidanzato: stavo sempre fra i piedi. Fin da piccolissima amavo  le storie d'amore e ho sempre tenuto occhi e orecchie ben aperti  in questo senso.
Nessuno adesso, si ricorda più come mai io non l'ho mai chiamata zia Raff, ma sempre zia Gegia. Chissà perchè??
Quando si è sposata, la zia Gegia, è andata ad abitare a Seregno, in Brianza: MOLTO lontano!!!
Ogni tanto, con qualche altra zia, prendevamo la littorina per andare a trovarla e questa era una vera e propria avventura.


Lo zio Flavio aveva un grande magazzino di rivendita all'ingrosso di stoffe e ci si può immaginare la festa....tornavamo a casa sempre con qualche scampolo!
La suocera della zia Raff aveva una biblioteca dove c'era una libreria chiusa a vetri, piena di libri di Delly. Che pacchia! Una volta sono stata a Seregno per qualche giorno e avrei dovuto tenere compagnia alla zia, ma....da quello che ricordo, non mi sono mai mossa dalla poltrona, con il pacco dei libri sul tavolino.


Della zia Nicoletta, invece, ho ricordi più precisi. Le stavo sempre attaccata, tanto che mi chiamava il suo cane fedele. Tutte le mattine andavamo in paese a fare la spesa e lei mi comperava il "fagottino", sperando che mi dimenticassi del pane. Il pane, a Ponte, era buonissimo! Ne mangiavo uno dietro l'altro, tanto che a mezzogiorno, poi, non ce n'era più da mettere in tavola e io non avevo più fame.....Il pane, allora, veniva messo in cima alla credenza, dove non potevo arrivare nemmeno con la sedia e la cosa mi frustrava moltissimo. Tanto che , a scuola, avevo fatto un'opera d'arte che purtroppo è andata perduta, disegnando una bambina ai piedi di una credenza, con le braccia tese verso il pane, su in alto e sotto questa preghiera: Gesù, ti prego, fà che la zia Nico mi dia il pane.
Chissà cos'avranno pensato le suore!!!


Anche allo zio Abele, fidanzato della zia, che veniva a trovarla su un fiammante galletto giallo, stavo sempre fra i piedi. Ma nessuno si è mai lamentato!
Quando si sono sposati sono andati ad abitare in una villetta costruita in fondo al giardino dei nonni, quindi i contatti non si sono allentati, come per la zia Raff.

Però io ho cambiato "padrone" e sono diventata il cane fedele della più grande delle ziette: Annamaria.


Anche con lei andavo a fare la spesa e quando tornavamo a casa, facevo il bollettino col resoconto di tutte le persone, soprattutto ragazzi, con cui si era fermata a parlare. Facevo la spia anche se guardava con la sua amica , bolero film o qualche altra rivista di fotoromanzi, che in casa erano banditi.
Con Annamy si facevano un sacco di cose: oltre ai libri che dividevamo, lei mi faceva delle corone di margherite da intrecciare ai capelli, mi pettinava, mi vestiva come una bambola. Poi, però, facevamo anche cose più interessanti: una volta abbiamo costruito un aquilone, con la carta velina rossa e dei legnetti appositi. Non è mai volato! Oppure, anche insieme a Mianna, preparavamo l'acqua saponata per fare le bolle di sapone e andavamo in solaio per soffiarle fuori dalla ringhiera del finestrino. Non c'erano le cannucce e si usavano fogli di giornale arrotolati. L'impresa era difficile: si maceravano e si rompevano....Una volta, però, qualcuno ci ha portato delle cannucce di paglia, quelle dei bar: allora sì che funzionavano!!


Mianna è l'altra zietta. La differenza di età fra lei e me è davvero minima e quindi riconosco di essere stata davvero una spina nel fianco per lei, che , prima di me, era la piccolina, la Miciulù di casa. Però bisogna dire che le ho anche dato la grande soddisfazione di essere zia e di potersene vantare in lungo e in largo. Io, per dispetto, l'ho sempre chiamata per nome, senza aggiungere il fatidico "zia". Lei, di rimando, mi chiamava Adele Cuffia (ndr: il mio nome è Beretta), facendomi proprio arrabbiare. Quanto avrei voluto essere zia anche io! E che tristezza quando ho realizzato che lo sarei diventata solo molti e molti anni dopo.
Con lei giocavo a scopa tutti i giorni dopo pranzo, prima che si dovesse mettere a fare i compiti o a studiare. Uno dei miei più grandi desideri di bambina , era compiere finalmente quattordici anni, come lei, andare a scuola con l'autobus e quindi possedere una tessera con la foto e poi....non usare più quella dannata cartella, ma portare i libri legati con la cinghia.: questo voleva dire essere grandi!!




Poi anche Annamy si è sposata con lo zio Angelo. E' rimasta a vivere a Ponte, ma io avevo quindici anni e avevo conosciuto da poco Giorgio.....dai nonni ci andavo molto più di rado, anche perchè mi sentivo ormai spodestata anche lì dalla schiera dei cugini che sono nati dopo di me. Mianna è andata a Milano per l'università, io facevo le superiori....ci siamo un po' perse di vista per qualche anno. Ma poi....anche lei si è sposata, con Franco.



ed è venuta a vivere a Bergamo, proprio vicino a casa mia, così abbiamo ripreso contatti più frequenti.

Oltre tutte queste zie "di sangue", ne ho anche un'altra, che proprio zia non è, ma è come se lo fosse perchè anche a lei voglio bene come alle altre. E ' la più cara amica di mia mamma: la zia Nini.


Abitavamo sullo stesso pianerottolo negli anni cinquanta e lei e mia mamma si facevano tanta compagnia. La zia Nini mi ha sempre avuto in gran simpatia: probabilmente vedeva in me, se stessa da bambina: stesso carattere da maschiaccio, stessa vivacità.
La zia Nini ha una vecchia casa di famiglia in valle Imagna, dove passava parte dell'estate. Ogni anno mi portava con sè per un po' di tempo. Ci si divertiva un mondo perchè  oltre alle sue bambine, c'erano le tre figlie  e una nipote di suo fratello, tutte più o meno della mia età.




La sua nipote più grande aveva un anno più di me ed è stata mia amica per molti anni perchè, pur abitando a Milano, veniva spesso a Bergamo a passare del tempo con sua zia. A Popi invidiavo a morte il fatto che portava gli occhiali da vista. Mi sembrava una figata ( e chiedo scusa, ma non trovo una parola più rispettabile, ma che renda esattamentel'idea ) e ho cercato un paio di volte di convincere mia mamma che non ci vedevo bene, per poterli avere anche io, ma senza ottenere niente: gli occhiali li ho dovuti mettere molti, molti anni dopo, quando le braccia sono diventate troppo corte per reggere davanti agli occhi i giornali.....Finalmente mi sono comprata degli occhialini sfiziosi, da intellettuale e per qualche anno me li sono goduti. Adesso, invece, sono un tormento e rimpiango l'età beata in cui non ne avevo bisogno!

Da parte di mio papà ho due zii: lo zio Franco e lo zio Felice.
Lo zio Franco l'ho conosciuto che ero già grandina perchè si è sposato l'anno prima che io nascessi e si è trasferito in America:


In quegli anni non era tanto facile fare viaggi intercontinentali, quindi per un bel po' non è venuto a Bergamo.
Lui e mio papà erano legatissimi: poichè la loro mamma era molto malata di cuore ( è morta, infatti, a trentanove anni), sono stati messi in collegio e in questo frangente si sono alleati contro il resto del mondo e hanno creato un sodalizio strettissimo che è durato tutta la vita.



 Pur vivendo in due mondi lontanissimi per abitudini e cultura, sono sempre stati in sintonia e hanno mantenuto l'amicizia dell'infanzia fino alla morte dello zio Franco.  Anche mia mamma e la zia Mary sono sempre andate d'accordo  e con i loro mariti hanno fatto dei bellissimi viaggi.


 Lo zio Felice ha dieci anni meno di mio papà. Non è andato in collegio perchè era troppo piccolo, ma è stato mandato a balia: la nonna non poteva proprio allevarlo. Nonostante la differenza di età, anche con lui mio papà ha un legame molto stretto. Hanno lavorato fianco a fianco tutta la vita e ancora adesso tutti e due, vanno ogni giorno in segheria ( per noi sarà sempre "la segheria", anche se è da anni e anni che non si segano più i tronchi!) a rompere le scatole ai loro figli.....


 Lo zio Felice ha sempre amato molto i bambini; quando io ero piccola, lui era un ragazzo e io lo adoravo perchè mi faceva giocare  e ogni volta che c'era la fiera mi portava sulle giostre. Avevo deciso di sposarlo, ma non ho fatto in tempo, perchè la zia Romana è arrivata prima di me e me l'ha portato via.


 La perdono.....perchè anche lei è simpatica e poi, così, ho potuto sposare Giorgio....


ed entrare in possesso anche delle sue di zie, che da allora sono diventate anche mie.



Angelo, mio suocero, aveva otto tra fratelli e sorelle,  ma quando in famiglia sono arrivata io, erano già quasi tutti morti.


 Quello che ricordo bene era lo zio don Giovanni, che ha celebrato il nostro matrimonio.
 Anche mio suocero è rimasto orfano di mamma da bambino e con questo fratello aveva un particolare rapporto di affetto e di stima. Era un prete un po' fuori dall'ordinario, molto libero nel pensiero e se per questo motivo non era troppo apprezzato dalle alte sfere ecclesiastiche, era però molto amato dai suoi fedeli.


Mia suocera aveva due sorelle, più giovani di lei. Praticamente, quando Giorgio è nato, ha avuto tre mamme e una nonna. Tutte in adorazione....finalmente un maschio, dopo tre femmine! E poi....un maschietto super....superbello,superintelligente, supertutto! Si può ben capire quanto Giorgio fosse affezionato alle sue zie e io, di riflesso, ho voluto bene anche a loro.

 La zia Vittoria, la più giovane, era stata compagna di scuola di mia mamma.


Viveva a Mantova, quindi la vedevamo solo in occasione delle feste o di qualche gita domenicale. Ci accoglieva sempre con tanta gentilezza e ci preparava delle stupende lumache alla bourguignon.
Giorgio ha tanti ricordi di lei e di suo marito, perchè quando era molto piccolo, lo accompagnava insieme alla zia nel suo giro di visite ai mutuati, aspettandolo in macchina quando entrava nelle case.
Sembrerà strano, ma una volta i medici andavano a casa a visitare i malati....

La zia Lina, per me, è stata come una seconda suocera. Si era sposata più tardi delle altre e quindi aveva dato una mano ad allevare i nipoti, come fossero figli suoi.


La zia Lina adorava i bambini e sia io che mia cognata, le abbiamo lasciato spesso i nostri figli, che da lei stavano molto volentieri. Giocava con loro tutto il tempo e Gabriele ha ancora dei mazzi di carte con cui faceva le partite con la zia Lina. Chissà come mai, vinceva sempre lui.....

E dopo tutto questo racconto cosa posso dire? Che se le zie non ci fossero state, per me, avrebbero proprio dovuto inventarle! ( anche gli zii....)













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