venerdì 9 gennaio 2015

Geum urbanum




Mai visto un fiore di questo genere? Io no!





Ecco di che cosa si tratta:



Etimologia: Geum deriva dal greco geno = che genera un piacevole profumo, riferentesi al gradevole odore di chiodo di garofano, della sua radice. Il nome specifico urbanum fa riferimento all’habitat della pianta che si sviluppa frequentemente nei pressi di abitazioni.

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie commestibile officinale

I suoi principi attivi, contenuti principalmente nel rizoma, quali il glucoside geina, olio essenziale e tannini, le conferiscono proprietà digestive, astringenti, emmenagoghe.
In fitoterapia:
stimola l’appetito e la digestione e viene usata in caso di inappetenze ed atonie dell’intestino.
Il potere astringente derivato dai suoi contenuti di tannini ne consigliano l’uso in caso di diarrea, catarri intestinali ed infiammazioni del tubo digerente.
Per uso esterno se ne fanno colluttori e gargarismi per le infiammazioni della bocca e mal di denti ed alitosi.
Le vengono attribuite anche proprietà febbrifughe, cardiotoniche e antinevralgico.
In cucina:
le foglie tenere raccolte in primavera vengono consumate miste ad altre erbe, in insalata oppure lessate per altre preparazioni.
La radice essiccata per il suo caratteristico odore viene anche usata al posto dei chiodi di garofano, per aromatizzare brodi e stufati, ma anche birra, vino e liquori.

In considerazione delle sue forti proprietà astringenti, è consigliato un consumo moderato di questa pianta che in dosi elevate può procurare disturbi allo stomaco e all’intestino.











La pianta ha numerosi altri nomi: assarabaccara, Pesleporis, Minarta, Erba Benedetta perchè anticamente si credeva avesse il potere di scacciare gli spiriti maligni e le bestie velenose. Veniva indossata come amuleto. l'Ortus Sanitatis, stampato nel 1491, dice: "Nella casa in cui c'è questa radice, satana non può far nulla e fugge da lì, per cui questa pianta è benedetta su tutte le altre e l'uomo che la porta indosso non può essere ferito da bestie velenose".
Probabilmente il nome originale della pianta è erba di san Benedetto alludendo alla leggenda secondo la quale un monaco presentò al santo un'ampolla di vino avvelenato. Alla benedizione del santo, essendo la pozione una sorta di diavolo, volò fuori dall'ampolla tanto velocemente da frantumare il vetro in mille pezzetti, manifestando così la malafede del monaco.





















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