sabato 16 maggio 2015

Lo cunto de li cunti

Esce in questi giorni sugli schermi il film di Matteo Garrone The Tale of Tales, di cui sono state girate alcune scene proprio nel labirinto del Castello di Donnafugata, di cui ho scritto recentemente.

Il film racconta tre fiabe ispirandosi  al libro "Lo cunto de li cunti, ovvero lo trattenemiento de' peccerille", scritto da Giambattista Basile, edito tra il 1634 e il 1636 a Napoli.





Benedetto Croce, che tradusse quest'opera in italiano, definì questo testo come il più antico, il più ricco e più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari.

Il libro contiene 50 fiabe in dialetto napoletano raccontate da 10 novellatrici in 5 giorni e il tutto è racchiuso in una "cornice", sul modello del Decamerone di Boccaccio. Nel tessuto della novella medievale Basile inserisce elementi fiabeschi e temi popolari.


Molte delle fiabe narrate ne Lo Cunto de li Cunti sono state successivamente  riprese e rielaborate in epoche diverse da Charles Perrault, dai fratelli Grimm, da H.C. Andersen e da molti altri narratori e novellisti , intrattenendo e affascinando generazioni intere di bambini  fino ai giorni nostri.


 Fra le tante fiabe mi piace ricordare la sesta della prima giornata, La gatta Cenerentola, che si inserisce in una lunga tradizione popolare diffusa in molti continenti e in culture completamente diverse e raccoglie ancora oggi tanto successo.
Le sue origini vengono fatte risalire alla tradizione popolare nell'Egitto della XXVI dinastia o a quella dell'antica Cina, nella cui cultura i piedi piccoli erano sinonimo di nobiltà e distinzione.

La popolarità di questa fiaba è confermata anche dalla presenza di numerose illustrazioni di pregio che, almeno a partire dall'800, hanno messo in evidenza l'evoluzione del personaggio raccontata da famosi incisori, illustratori, pittori come Gustave Doré, Edmund Dulac, Roberto Innocenti e tanti tanti altri.




























































Il personaggio di Cenerentola ha assunto nel tempo diversi aspetti simbolici come persona gentile e mite, costretta ad occuparsi di lavori umili, oppure come "ultima della fila" se ci si limita alla prima parte del racconto, mentre nella seconda parte rappresenta la virtù che conquista la dovuta ricompensa.

Nessun commento:

Posta un commento