martedì 17 aprile 2018

Il San Valentino cinese

Nel Guizhou, una provincia poco conosciuta della Cina del sud, ogni anno il quindicesimo giorno del terzo mese lunare si tiene il “Pranzo delle Sorelle” (Sister’s Meal Festival), un’occasione per i giovani di incontrarsi per poi convolare a nozze.




Sono oltre 500 anni che i Miao danzano e ballano al ritmo del tamburo nella giornata di San Valentino.
Pochi giornoi prima delle celebrazioni le ragazze raccolgono freschi fiori selvatici e foglie per produrre colori naturali per preparare il riso delle sorelle. Il riso cotto a vapore viene tinto di blu, rosa, giallo, bianco e violetto. Ogni colore ha un significato, relativo alle stagioni.



 Le ragazze preparano le palle di riso colorate che all’ interno racchiudono il messaggio di risposta da dare al corteggiatore. Dei bastoncini di riso rappresentano l’accettazione della proposta di matrimonio, una foglia d’albero il fidanzamento, aglio o peperoncino la risposta negativa della ragazza. 


Si racconta che molto tempo fa un bambino di nome Jindan e una bambina di nome Ajiao vivevano vicini e crebbero insieme finchè, una volta grandi, si innamorarono e volevano sposarsi. I genitori della ragazza, però, avevano già in mente di maritarla ad un cugino materno, secondo la vecchia tradizione Miao ( returning mother's head). Ajiao rifiutò il matrimonio e anche Jindan non volle sposare nessun'altra ragazza. I due innamorati si incontravano segretamente all'aperto, fuori dal villaggio, e Ajiao era solita portare il canestro du bamboo, che solitamente si usava per custodire il filo da ricamo, con del riso stufato per Jindan. Dopo molti anni di ribellione ai genitori i due innamorati riuscirono a sposarsi.
Dopo non so quanto tempo, si dice che nell'area del  villaggio di Shidong c'erano 800 ragazze che non potevgano sposarsi per mancanza di ragazzi, mentre nell'area di Sanbin c'erano 800 ragazzi single per mancanza di giovani donne. Così gli anziani ricordando lka storia di Jindan e Ajiao, consigliarono alle ragazze di preparare canestri con riso stufato e di invitare i ragazzi a mangiarlo, cosicchè ciascuna di loro potesse trovare il fidanzato e sposarsi.






 Durante le celebrazioni, le ragazze del popolo Miao si vestono con abiti ricamati ricoperti da numerosi ornamenti d’argento di svariate forme e dimensioni. Le originali “parure”, che possono raggiungere il peso di 10 kg, vengono completate da pesanti copricapo e numerosi bracciali e collane. Secondo i Miao tali oggetti preziosi non sono solo simbolo di ricchezza ma servirebbero addirittura a scacciare il male e a portare fortuna e felicità, poiché l’argento rappresenta per loro la luce con la quale scacciare lo spirito oscuro del male.











I Miao non hanno una loro scrittura pertanto la loro cultura, le loro tradizioni vengono tramandate oralmente di padre in figlio. Questo è uno dei motivi perché hanno moltissime leggende. La storia ufficiale racconta invece che i Miao provengono dalle zone settentrionali della Cina e più precisamente dalla valle del Fiume Giallo, dove durante il periodo Qin/Han (220 a.C. – 220 d.C.)
entrarono in contrasto con gli Han per questioni territoriali. Gli Han, oggi popolazione maggioritaria della Cina, riuscirono facilmente ad avere il sopravvento e a sospingere i Miao verso territori sempre più meridionali ed inospitali. Durante il periodo Ming e Qing, in seguito alle loro migrazioni troviamo i Miao in Laos ed in Tailandia, dove attualmente sono conosciuti con il nome di Hmong. Dopo la guerra del Vietnam alcuni seguirono gli americani ed emigrarono negli Stati Uniti dove oggi esiste una comunità Miao nella zona di San Diego. I Miao sono considerati un popolo perdente e la storia delle loro eterne forzate migrazioni ne è una testimonianza. La ragione delle loro continue sconfitte risiede principalmente nella mancanza d’organizzazione. Infatti, i Miao parlano da sempre dialetti diversi che non sono comprensibili nemmeno tra loro e questo ha impedito loro di organizzare, durante le frequenti guerre, azioni coordinate e di conseguenza hanno sempre combattuto ciascuno per proprio conto, con risultati inevitabilmente deludenti. Questo fatto dei diversi dialetti ha autorizzato alcuni antropologi a classificare i Miao a seconda del dialetto parlato, altri antropologi li classificano a seconda dei vari abiti che indossano (Esistono 23 varietà di costumi riconducibili a cinque filoni principali: Miao Blu, Miao Neri, Miao Rossi, Miao Bianchi, Miao Floreali.), altri ancora li dividano a seconda del territorio (Miao delle Montagne, Miao delle Valli…).
 Queste classificazioni però rispecchiano il modo di pensare occidentale che avverte il bisogno di classificare, ordinare tutte le cose. Se si chiede ad un Miao a che gruppo appartiene lui risponderà semplicemente che è un Miao.

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